LA SAPONIFICAZIONE A FREDDO CON LA SODA CAUSTICA
La preparazione del sapone implica una reazione chimica fra basi molto forti come la soda caustica ed un acido molto debole come il grasso vegetale o animale.
Finita la trasformazione si ottiene un sale con delle caratteristiche particolari, il sapone appunto.
Se adoperassi, al posto della soda caustica (NAOH), la potassa (KOH) otterrei dei saponi liquidi.
Al termine del processo non ci saranno più gli ingredienti di partenza tali e quali, ma un sapone sodico o potassico del tutto non caustico, inerte.
Il sapone lava bene perché con il lato apolare si lega ai grassi e con l’altro, polare, invece si lega all’acqua trascinando con essa il grasso, cioè lo sporco. Durante la saponificazione verrà prodotto anche il glicerolo, detto anche glicerina, che rende il sapone al tatto un po meno solido e per avvicinarci alla solidità occorre stagionare il sapone casalingo almeno otto settimane.
Nella saponificazione industriale invece esso viene separato e venduto essendo il glicerolo assai richiesto dalle industrie chimiche, cosmetiche e farmaceutiche.
Ecco la reazione chimica, che avviene in presenza di acqua che serve per ben combinare i grassi agli alcali:
CH2 – OOC – R CH2 – OH
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CH – OOC – R + 3 NAOH > CH-OH + 3R – CO2 – NA
| (SODA C.) ( IL SAPONE)
CH2 – OOC – R CH2 – OH
(IL GRASSO) (GLICERINA)
L’origine della saponificazione risale a tempi lontani come la caseificazione del formaggio e la lievitazione del pane.
Nel 2200 a.C. è stata incisa una tavoletta sumera che parlava della preparazione del sapone partendo da acqua, sostanze alcaline e olio di Cassia. La parola SAPO sembra derivi da sebum, grasso.
Il sapone di Aleppo, richiesto ancora oggi , cominciò a essere conosciuto nel IX secolo e viene ottenuto con il metodo a caldo, in cui oltre all’olio di oliva si utilizza un 5-10% di olio di bacche di Alloro.
Con l’avvento dell’industrializzazione la saponificazione divenne oggetto di studio dal punto di vista chimico, in particolare grazie a Ernest Solvay e da altri chimici dell’800.
Regole importanti da seguire nel preparare il sapone
Prima di saponificare munirsi sempre di mascherina, occhiali protettivi e guanti in gomma.
Pesare la soda con estrema precisione. Non lasciarla mai incustodita, dato che se venisse ingerita provocherebbe ustioni gravissime (tenerla quindi fuori dalla portata dei bambini e degli animali domestici).
La soda va versata nell’acqua e mai il contrario
Usate recipienti che resistono al calore poichè essa al contatto con l’acqua sviluppa moltissimo calore e la miscela si scalda fino agli 80 °C.
Prima di procedere occorrono:
- due pentole in acciaio inox
- un cucchiaio di legno o plastica resistente
- uno o due termometri in grado di misurare temperature fra i 10 e i 100 gradi
- una bilancia elettronica, con divisione a 1 o 2 grammi
- un frullatore a immersione
- guanti in gomma
- occhiali da piscina o simili
- una mascherina specifica o un foulard pesante
- una vecchia coperta o stracci , per isolare il sapone quando lo avrete versato nello stampo
- il sapone preparato ma ancora caldo può essere versato in stampi in legno, in silicone, in tetrapack o altro evitando come materiali formine in polistirolo, acciaio, rame, terracotta, e vetro.
- evitare pentole o contenitori ricoperti di materiale antiaderente o che contengono alluminio, stagno, ferro, rame o ghisa.
Il metodo a freddo rappresenta il sistema più semplice per preparare il sapone in casa. Preparare tutto il materiale necessario sul piano di lavoro, possibilmente ricoperti tela cerata o carta di giornale.
E’ importante pesare in modo esatto tutti gli ingredienti, un esempio dei rapporti:
- 300 gr di acqua distillata
- 128 gr di soda caustica per il sapone corpo,(132 gr sapone bucato)
- 1000 gr Olio di Oliva, extravergine o olio di sansa
- 20 – 30 ml di o. essenziale per ogni kg di olio o anche ometterlo se non si vuole la profumazione
Fasi del procedimento:
Versare la soda lentamente nell’acqua, mai fare il contrario!
Se inavvertitamente ci si dovesse schizzare, versarsi addosso in quel punto dell’aceto.
Dopo aver mescolato lentamente, attendere che la temperatura scenda ai 45 °C, aiutandosi con del ghiaccio ed una bacinella di acqua fredda in cui immergeremo parzialmente la nostra pentola riscaldata dalla soda caustica che sta reagendo con l’acqua demineralizzata.
Meglio in questa fase areare l’ambiente e coprire la pentola con la soda, anche con un telo, e non adoperare il minipimer o la frusta.
Mentre la soda raggiunge la temperatura richiesta scaldare a fiamma bassa la pentola contenente l’olio e preparare gli stampi.
Quando la temperatura dell’olio raggiunge i 45°C e anche quella della soda, versare acqua e soda nell’olio e frullare con il minipimer.
Dopo qualche minuto, quando il sapone raggiunge la consistenza simile alla besciamella ( chiamata la fase del nastro), aggiungere oli essenziali all’impasto a vostro piacere, se volete un sapone profumato.
Gli oli essenziali, per fissarne meglio l’aroma andrebbero, prima di tutto il processo, mescolati alla farina di amido utilizzando un semplice mestolo.
Nell’utilizzo degli oli essenziali mescolarne 40 ml a un cucchiaio di amido
Quindi rovesciare negli stampi, isolarli con vecchie coperte e attendere che la saponificazione avvenga ( circa 24 ore).
Questo isolamento termico è molto importante affinché la reazione chimica abbia sufficiente “energia” per procedere ed il suo calore non si disperda.
Dopo 24 ore il sapone è pronto per essere tagliato.
Deve seguire, prima di essere utilizzato ancora un tempo di stagionatura che minimo è di 8 settimane, questo tempo serve anche per solidificare.
Una volta stagionato, potete tenere il sapone ( non in ambiente umido altrimenti rischia di irrancidire) in scatole di cartone o sacchetti di carta in modo che la profumazione si mantenga.
Per la pulizia degli attrezzi impiegati, di solito si ricorre alla carta o a stracci che andranno poi lavati in lavatrice il giorno dopo, quando è già avvenuta la prima reazione di saponificazione.
Se volete colorare in modo naturale il sapone potreste preparare dell’oleolita di curcuma o calendula che trasmettono un bel colore rossasto e arancio per la calendula. Per avere il verde si può aggiungere al momento della profumazione la polvere di alga come la spirulina.
O al posto dell’acqua impiegare infusi concentrati e filtrati di Robbia tintoria o Alcanna tintoria che forniscono un sapone di colore rosa.
L’olio normale di per sé colora il sapone di giallino sbiadito, mentre l’olio extravergine fornisce un colore giallo verdino.
Si possono impiegare vari tipi di grassi o olii, ognuno apporta al sapone caratteristiche organolettiche differenti.
Si possono mettere nell’impasto anche alcuni petali di fiore, la Calendule si presta bene a questo mentre i fiori di Lavanda nel sapone risultano scuriti.
Possiamo aggiungere anche i semi di Chia o Papavero per fare lo scrub.
Il sapone un tempo veniva prodotto anche utilizzando la liscivia ricavata dalla cenere di legna. Per adesso l’unico sapone in commercio che prevede questo procedimento è un sapone africano che si chiama DUDU-USUN.